Il vanitoso

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© testi tratti dal libro Imparo l’italiano con il Piccolo Principe

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Il secondo pianeta era abitato da un vanitoso.
− Ah! Ah! Ecco la visita di un ammiratore! − ha esclamato da lontano il vanitoso appena ha visto il piccolo principe.
Perché, per i vanitosi, tutti gli altri uomini sono degli ammiratori.
− Buongiorno, − ha detto il piccolo principe. − Che buffo cappello ha!
− È per salutare, − gli ha risposto il vanitoso. − È per salutare quando mi acclamano. Purtroppo non passa mai nessuno da queste parti.
− Ah sì? − ha detto il piccolo principe, che non capiva.
− Batti le tue mani l’una contro l’altra, − gli ha consigliato allora il vanitoso.
Il piccolo principe ha battuto le sue mani l’una contro l’altra. Il vanitoso ha salutato modestamente sollevando il suo cappello.
“Questo è più divertente della visita al re”, ha detto fra sé e sé il piccolo principe. E ha ricominciato a battere le due mani l’una contro l’altra. Il vanitoso ha ricominciato a salutare sollevando il suo cappello.
Dopo cinque minuti d’esercizio, il piccolo principe si è stancato della monotonia del gioco:
− E, per far cadere il cappello, − ha domandato, − cosa bisogna fare?
Ma il vanitoso non l’ha ascoltato. I vanitosi non ascoltano altro che le lodi.
− Mi ammiri davvero molto? − ha chiesto al piccolo principe.
− Cosa significa “ammirare”?
− “Ammirare” significa riconoscere che io sono l’uomo più bello, più elegante, più ricco e più intelligente del pianeta.
− Ma tu sei l’unico sul tuo pianeta!
− Fammi questo piacere. Ammirami comunque!
− Ti ammiro, − ha detto il piccolo principe, alzando un po’ le spalle − ma a te cosa ne viene?
E il piccolo principe se n’è andato.
“I grandi sono decisamente molto bizzarri.” ha detto semplicemente fra sé e sé durante il suo viaggio.


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